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Coniugata da sempre al femminile, la Freisa attrae schiere di estimatori.

29/04/2021

Bisognerebbe subito mettersi d’accordo su una cosa importante, prima di procedere con la scheda di questo vitigno, ovvero sul genere – maschile o femminile – dei vitigni italiani. Le regole riconosciute sono queste: essendo vitigni (maschile) andrebbero tutti al maschile, in forma minuscola (il nebbiolo, il sangiovese, il vermentino…).

Così come andrebbero al maschile anche tutti i vini (maschile) che ne riportano il nome in etichetta, ma in forma maiuscola (il Langhe Nebbiolo, il Romagna Sangiovese, il Vermentino di Sardegna…).

Però ci sono delle eccezioni, che si rifanno alla tradizione locale e/o dialettale, che ci sembra giusto tenere in considerazione. Pertanto qui di seguito parleremo DELLA freisa – e non DEL freisa, come sarebbe corretto – perché non si è mai sentito nessuno, in Piemonte (ma anche nelle altre regioni italiane), dire “ho bevuto un Freisa”!

La freisa è uno dei più antichi e importanti vitigni diffusi in Piemonte. Per un certo tempo è stato anche presente in altre regioni del Nord, in particolare Lombardia e Veneto, per poi tornare a essere pressoché esclusivo della regione in cui dovrebbero collocarsi le origini (anche se su questo punto non esistono certezze).

Il Nuvolone, nell’Istruzione pubblicata sul Calendario Georgico della Società Agraria di Torino del 1798, classifica questa varietà tra le «uve nere di prima qualità»; ma già quasi tre secoli prima, nel 1517, il Poncolini aveva citato un vitigno detto Fresearum. Nel XVIII secolo si individuano due cloni di Freisa, “piccola” e “grossa”: la seconda è stata assimilata da taluni alla neretta cuneese, che è invece varietà ben distinta.

Il vitigno, iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite dal 1970, è diffuso in Piemonte un po’ ovunque, con una presenza più marcata nel Monferrato astigiano e casalese, nel Chierese (Torino) e nell’Albese (Cuneo). È diffuso inoltre in tutto l’arco alpino pedemontano, dal Saluzzese ai colli novaresi, passando per Pinerolese e Canavese. Fuori dal Piemonte la sua presenza è attestata, in pratica, nella sola provincia di Vicenza. È prodotto come Doc Freisa d’Asti e Freisa di Chieri.

Il grappolo della freisa è di media grandezza, cilindrico, più spesso spargolo che serrato. L’acino è medio, rotondo o leggermente ovale, di sapore dolce lievemente aspro. La buccia è pruinosa, sottile ma resistente, di colore nero bluastro. L’uva matura solitamente tra la fine di settembre e i primi di ottobre.

I vini prodotti con la freisa sono oggetto di divisioni anche profonde tra estimatori e detrattori: i primi sostengono che si tratti mediamente di prodotti di buona qualità, i secondi non ne colgono alcuna virtù. C’è una ragione nel dissidio: il vitigno è talmente sensibile alle condizioni ambientali e si presta a stili di vinificazione così differenti che i vini possono essere molto diversi: secchi, dolci, tranquilli, frizzanti, molto giovani o affinati in legno e propensi a moderato invecchiamento.